Daniele Sepe nasce nel quartiere Posillipo di Napoli nel 1960. A soli sedici anni, nel 1976 partecipa allo storico disco “Tammurriata dell’Alfasud” dei Zezi, gruppo operaio di Pomigliano d’Arco.Nel 1993 collabora con la band napoletana 99 Posse per l’album Curre curre guaglió venendo citato nella canzone “Ripetutamente”.
“Anime candide” è il progetto più ambizioso e più complesso, ma anche il più ironico del musicista napoletano. Un disco coerente con la natura del suo autore, da sempre musicista colto e di strada, cantautore e autonomo, forse troppo dotato per essere apprezzato in una realtà così consumista, come è (anche) quella musicale.“
Le anime candide”, spiega il musicista riguardo le scelte alla base del nuovo disco, “sono sempre più rare al giorno d’oggi, ma qualche traccia di innocenza resiste, soprattutto nel passato, prima che l’opulenza del consumo, del boom e dei piani Marshall ci vendesse l’anima al diavolo. Mi piaceva mettere a confronto quel tanto di umano che c’è in ognuno di noi contro tutta la disumanità della cosiddetta civiltà”.
Salta di traccia in traccia, di genere in genere, senza mai perdere l’equilibrio, proprio come il Topolino in copertina, azzoppato dall’ottusità umana, ma in piedi e sorridente. Lo stesso Mickey Mouse si vede poi vomitare nelle immagini del booklet, perché questo è un disco duro, un pugno alzato, oltre che una mano tesa. Il paradosso percorre l’album permettendo di ballare al ritmo di una canzone antimine, di citare discorsi di Bush come fossero parole surreali, di canticchiare ascoltando “La preghiera del fucile” (“Full metal jacket”) e di piangere davanti a al candore di ballate portoghesi, cilene e slave. Sepe offre uno spaccato di un’umanità, oggi più che mai accomunata da un desiderio di pulizia tutt’altro che puro.
Sempre per la logica del paradosso si parlano allora più lingue (italiano, inglese, greco, serbo, napoletano, portoghese) nel tentativo di conservare innocenti diversità, di offrire punti di vista e suoni non omologati.
Dice sempre Sepe
“Anime candide è la descrizione del pensare di tanti di quei bimbi che ogni tanto capita di sentire esprimere in maniera innocente quello che è il pensiero indecente dei loro ‘babbo e mamma’ E sono la certezza di un futuro orrido per l’umanità. Il brano ha avuto una lunga gestazione musicale, ed è partito dal groove del basso di A. Laboriel e l’intro di Marian. L’idea di aggiungere la preghiera del fucile è l’ultima cosa fatta, raccapricciante n’è vero? E pensate che è proprio così. Ma come viene in testa a una persona normale, e mo pure le donne, di fare un mestiere dove ‘il lavoro’ è massacrare la gente? Ho dei seri problemi ad accettare la ghigliottina rivoluzionaria o la fucilazione di Mussolini (nel senso: sarei stato capace di ammazzà un tizio?) figuriamoci prendere uno stipendio per bombardare un villaggetto sulle montagne dell’Afghanistan”.