Nella ricorrenza del 27 gennaio, giorno dedicato alla memoria dell’Olocausto, dobbiamo ricordare anche lo sterminio delle persone con disabilità, che non solo è stata una parte a lungo sconosciuta dello sterminio nazista, ma ha rappresentato di fatto il prologo di quello che sarebbe poi accaduto agli ebrei e ai nomadi. Le persone con disabilità uccise furono più di settantamila con la famigerata Aktion T4 (progetto che prevedeva l’eutanasia di massa degli adulti disabili e che condusse alla morte circa 70.000 cittadini tedeschi. Iniziò solo nel 1939, per interrompersi poi, ma solo formalmente, su pressione dell’opinione pubblica e delle Chiese, nell’agosto del 1941), sulla quale da alcuni anni si è sollevato il velo di silenzio che lo ha invece coperta per molti decenni.
Vennero uccise tra le 200.000 e le 300.000 persone con malattie ereditarie, con sindrome di Down, con disabilità intellettive, fisiche e tra loro moltissimi bambini. Un Olocausto parallelo tenuto seminascosto per quasi mezzo secolo, realizzato in nome del terribile progetto eugenetico di “difesa della razza” nel quale non trovavano ovviamente posto i malati incurabili e le persone con disabilità o con disturbi psichici.
Oltre 70mila persone uccise nella fase iniziale della Shoah, il primo passo verso l’olocausto in cui persero la vita anche ebrei e zingari.
Internamento, deportazione, eliminazione fisica, furono prima provate su portatori di handicap fisici e mentali per essere poi essere attuati su larga scala.
Nel ‘33 Hitler emanò la famosa legge sulla sterilizzazione, ma la campagna contro i disabili, si avvalse anche di una serie di normative regionali cui fece seguito, nel 1935, la legge sulla salute coniugale, che impediva i matrimoni e la procreazione tra persone disabili, favorendo una serie di pratiche abortiste per tutta una serie di patologie come schizofrenia, epilessia ereditaria o la grave deformità fisica ereditaria.
Le pratiche di sterilizzazione venivano inoltrate dai singoli ospedali ad una specifica commissione territoriale composta da medici e membri del Partito, che ne vagliava la positività. Le donne furono la maggioranza. A capo dell’operazione, che si avvaleva delle denunce di ospedali e case di cura il medico generale del Reich, Gherard Wagner, sostituito però negli ultimi mesi del 1938 dal suo vice Leonardo Conti, patologo italiano.
“Quelle dei disabili – diceva Hitler – erano vite indegne di essere vissute” . Il primo passo fu uccidere i bambini disabili prima di arrivare all’ eliminazione dei disabili adulti. Un gruppo di medici e dirigenti sviluppò il sistema di eutanasia e le prime uccisioni ebbero luogo intorno all’ottobre del 1939. Poi si passo agli adulti disabili. I criteri sembravo più improntati ad una logica economica visto che secondo i calcoli di uno statistico del Reich, l’eutanasia dei disabili adulti, se calcolata su base decennale, avrebbe fatto risparmiare all’erario tedesco qualcosa oltre 800 milioni di marchi. Hitler l’attuò, in assoluta segretezza ma convinto dell’assoluta impunità.
La Giornata della Memoria è stata istituita in Italia con la legge n° 211 del 20 luglio 2000, il 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, nel 1945, da parte dell’Armata Rossa.
Ancora oggi ribadiamo l’importanza del mantenere viva la Memoria trasmettendo alle generazioni più giovani, il valore del rispetto e della solidarietà.