Una canzone che riflette sulla guerra e sull’egoismo degli uomini che si occupano di potere, armi e denaro e che su questo non si fanno alcun scrupolo.
“Il mio nemico” è un testo molto politico, uno sfogo nato subito dopo il G8 di Genova e che fa riferimenti anche alla strage dell’11 settembre, avvenuta proprio a metà della lavorazione del pezzo. La melodia suonata con il flauto di Pan è un chiaro omaggio agli Inti Illimani, il collettivo musicale cubano.
Nel testo viene citato un brano storico di Fabrizio De André (“La guerra di Piero”) quando Daniele canta “Sparagli Piero, sparagli ora”.
Nella canzone il concetto di “sparare” è usato come una necessità estrema. A me interessa di più la mira, perché le due fazioni contrapposte avevano qualcuno che le guidava, lo stesso, identico umore, ma la divisa di un altro colore. Quindi… se vuoi tirare, tira (e non sei costretto a farlo), ma almeno non sbagliare mira. La canzone è dedicata a entrambe le parti.
Il nemico è tanto più pericoloso quanto meno identificabile in una precisa forma di autorità, sia essa militare, politica o economica. È l’autorità in sé, espressione sovranazionale e non ideologica di una società nella quale il valore politico della rappresentanza è stato ormai completamente eroso.
La canzone arriva però a una conclusione sorprendente. Questo fantomatico nemico è in realtà è come noi, “ci somiglia” e purtroppo, contrariamente a quel che dice la saggezza popolare, “il potere non lo logora”.