A cura di Luciano
Oggi siamo tristi per la scomparsa di un Maestro e io non posso far altro in questa rubrica che ricordarlo, il Grande Franco Battiato.
La sua grandezza è legata al numero di stili che ha frequentato e mescolato tra loro: il pop degli anni sessanta, il rock progressivo (tra i primi in Italia a introdurlo), la canzone d’autore passando per la musica etnica, quella elettronica e l’opera lirica. I suoi testi che per me spaziano fra gli umani e sovrumani mondi che ora Lui visiterà sicuramente.
Oggi parleremo di uno dei suoi brani che più hanno inciso sulle nostre vite, “La Cura”.
“La Cura” di Battiato non è una canzone che un uomo dedica ad una donna. Non necessariamente, almeno per l’autore, ma la moltitudine della collettività che ha voluto così abbracciare e farsela propria.
Il testo de “La cura” è una sorta di dialogo in cui, però, emerge un solo interlocutore. L’altro, per quasi tutta la canzone, permane in ascolto.
Ma chi dialoga con chi? Chi è colui che ascolta? E chi è che parla?
Non si tratta di una dichiarazione d’amore di un uomo nei confronti di una donna e, in realtà, non possiamo neppure dire che sia dialogo tra esseri umani.
Per essere più preciso uno solo degli interlocutori è umano, e si tratta di quello che, salvo un breve intervento, per tutta la canzone ascolta.
Per non girare troppo intorno al punto, la voce narrante che si ascolta nel brano, è quella dell’Anima.
“La cura” è un canto dell’Anima che culla e protegge la personalità.
L’essere umano possiede una duplice natura: una legata al piano fisico, terreno e materiale, e ad essa diamo il nome di personalità; e una parte spirituale, che può essere definita come il “Sé” o “Anima“.
La personalità è soggetta a paure, turbamenti, ingiustizie, inganni e malattie: tutti termini presenti nel testo della canzone.
Ed ecco il significato più intimo e profondo di questo brano: l’Anima, levandosi al di sopra delle disarmonie del piano materiale, si prende cura della personalità, conducendola con infinita pazienza verso di sé.
Non solo dunque, non è un uomo (inteso come maschio) a parlare, la cura è un canto divino e materno, una dolce rappresentazione dell’aspetto femminile del divino.
Quel meraviglioso “avrò cura di te“ posto alla fine del testo, richiama alla madre, alla maternità, alla casa o focolare domestico, elementi femminili, la cui caratteristica principale è appunto, avere cura degli altri.
L’Anima inoltre, conosce le Leggi del mondo. E’ un riferimento alle cosiddette Leggi Spirituali, esotericamente suddivise in “Universali”, “Sistemiche” e “Planetarie”, ed è in grado (“e te ne farò dono”) di donarcele.
C’è però una complicazione, Personalità e Anima non vivono sullo stesso piano.
Semplificando un po’, potrei dire che la seconda non può “parlare” alla prima come si farebbe in una conversazione tra amici.
Ciò nonostante, pur di far percepire la propria presenza, supererà le correnti gravitazionali, che distinguono il livello di “densità” delle due dimensioni e persino lo Spazio e la Luce (per l’Anima non vi sono limiti fisici) per “non farla invecchiare“.
In altre parole, per aiutarti a prendere coscienza del fatto che la vita non si esaurisce con la morte.