Auschwitz è una delle canzoni più conosciute e popolari di Francesco Guccini. Un brano di profonda denuncia, come altri della sua discografia, nel quale il cantautore affronta il delicato tema dell’Olocausto. La canzone racconta, dunque, con la voce di un bambino deceduto nell’omonimo campo di concentramento gli orrori della guerra e la ferocia che caratterizza l’istinto umano. Scopriamo insieme qualche curiosità sul significato di questa pietra miliare della musica italiana.
La canzone viene interpretata dalla voce di un bambino che racconta la sua difficile esperienza vissuta nel campo di sterminio, dove ha trovato la morte con altre persone. “Son morto con altri cento, Son morto ch’ero bambino, Passato per il camino E adesso sono nel vento, Adesso sono nel vento”.
Il massacro al quale si assiste viene raccontato in maniera del tutto impersonale, come se fosse un evento normale, che fa parte della routine. Tale impostazione va a scontrarsi con la volontà di mettere in primo piano la tragedia umana vissuta da milioni di persone. Una ferocia che ha spento l’innocenza di tante piccole anime.
Il freddo e la neve, raffigurati nella canzone, non sono motivo di gioia e di festa per un bambino, bensì l’ulteriore raffigurazione della sofferenza e dell’angoscia che si riflettono nelle singole parole del testo che fanno riferimento a come milioni di persone, racchiuse in un unico posto, non abbiano fatto rumore e siano rimaste in un silenzio assordate, spogliate della loro dignità.