Nel 1620, lo spagnolo Juan Pablo Bonet redasse il suo Abbecedario dimostrativo, uno dei primi manuali di una lingua dei segni. Quattrocento anni dopo, l’ingegnere keniano Roy Allela ha portato il linguaggio dei segni ad un cruciale step successivo, inventando guanti che permettono di tradurre il linguaggio dei segni in lettere e parole.
Genio keniano, ha dichiarato che l’idea dei guanti per sordi gli è venuta immaginando come la vita di sua nipote, sorda alla nascita, sarebbe potuta migliorare se avesse avuto le stesse possibilità di un bambino la cui vita non è influenzata da un handicap tanto grave.
Nasce così Sign-Io, un guanto capace di rendere comprensibile a tutti il linguaggio dei segni. Grazie all’invenzione di Allela, la traduzione dal linguaggio dei segni al linguaggio parlato sarà immediata e non avrà più bisogno di essere preceduta da corsi specifici.
L’ingegnere ha rilasciato diverse interviste in cui spiega concretamente come funziona: i guanti sono costituiti da sensori di flessione cuciti su ciascun dito, che quantificano la piega delle dita per individuare la lettera corrispondente.
La nipote dell’inventore ha collegato i guanti dello zio al suo smartphone e ha iniziato a parlare; i guanti ricevevano e traducevano l’informazione, ossia le lettere, e il cellulare vocalizzava la traduzione.
Al momento i guanti sono solo dei semplici prototipi e in questa fase di messa a punto non è ancora possibile quantificare un eventuale prezzo.