Nel blu dipinto di blu, altrimenti conosciuta come Volare (grazie al famoso ritornello con cui è conosciuta soprattutto fuori dall’Italia) è un brano presentato nel 1958 da Domenico Modugno e Johnny Dorelli. È il vessillo musicale italiano nel mondo per eccellenza.
Scritto dal paroliere Franco Migliacci che, dopo altre versioni, confessò essersi ispirato a un incubo notturno e a un’idea avuta l’anno precedente, cioè tingersi mani e faccia di blu per confondersi e sparire nel cielo.
L’omino che parla con se stesso e vola nel blu dipinto di blu con le mani e la faccia dipinti di blu, come chi, coinvolto in allucinazioni visive, ha smarrito il significato dei suoi gesti e si trova in uno stato di soggezione psichica, non ha precedenti nella storia della canzone.
Una prima parte del brano parla della volontà di ascesa, di nascondersi nel cielo, di confondersi con il blu, mentre una seconda rintraccia il blu negli occhi dell’amata e quella particolarissima evasione dettata dal ritornello Volare si ripiega in un viaggio ‘quaggiù’ dato dal perdersi nello sguardo di una donna.
Sotto questo profilo l’incredibile slancio di libertà che si ritrova nel volersi fondere col cielo, metafora dell’infinito trova qui da contrappunto l’amore, altrettanto infinito e vertiginoso.